Comunicato stampa Fistel CISL Sardegna.
Si é tenuto, oggi, il Consiglio Generale della Fistel Sardegna,con la presenza del segretario nazionale Fistel CISL, Gigi Pezzini e della segretaria regionale della CISL Sardegna Federica Tilocca. Il consiglio generale ha eletto Barbara Congiu nella segreteria regionale. Successivamente il segretario generale, Gianmichele Uda ha ripercorso nella sua relazione le principali vertenze attualmente aperte, da Tiscali a Tim fino al teatro lirico di Cagliari. Uda: "la Fistel Cisl registra, in controtendenza con il dato generale, un incremento del 15% dei propri iscritti. Questo dato ci conforta per il lavoro al quale saremo chiamati nei prossimi mesi, in tutti i tavoli nei quali sediamo in rappresentanza dei lavoratori. Il nostro impegno continuerà ad essere quello di ricercare, attraverso la contrattazione, le soluzioni concrete e ottimali per ogni nostro iscritto."
Scatto finale sulla norma per la rete unica tlc
ROMA Scatto finale in commissione Finanze al Senato sull’emendamento per incentivare la rete unica a banda ultralarga tra Tim ed Open Fiber. L’esame del decreto fiscale che contiene la norma è andato avanti fino a tarda sera. A meno di sorprese in extremis, dovrebbe reggere l’intesa a favore della versione corretta giovedì scorso dopo un triplice passaggio: emendamento del relatore M5S al decreto fiscale, Emiliano Fenu, subemendamento della Lega e riformulazione di quest’ultimo dopo un confronto con gli esperti del governo che stanno seguendo il dossier. Resta l’obiettivo di fondo di favorire la creazione di una rete unica prevedendo che l’Autorità per le comunicazioni (Agcom) determini «adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito», verosimilmente il sistema Rab (regulatory asset base). E resta, tra gli elementi di cui l’Agcom dovrà tenere conto per determinare la remunerazione, oltre al «costo storico» degli investimenti effettuati, anche la «forza lavoro». Un passaggio delicato perché secondo alcune interpretazioni, anche all’interno della stessa Lega che avrebbe voluto cancellarlo, può comportare il rischio di scaricare il costo sociale dell’operazione sulle tariffe di accesso all’infrastruttura e, a cascata, sui prezzi finali. Nella versione finale, comunque, non si parla più di «forza lavoro dell’impresa separata» ma di «forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti». Una formula che lascerebbe aperto sia il coinvolgimento di più soggetti nell’operazione rete unica sia l’ipotesi di uno “scorporo” in senso contrario: la società dei Servizi che si stacca da Telecom e non la rete. Sicuramente, nella formulazione finale cadono alcuni “paletti” che la Lega avrebbe voluto porre. Un’eventuale deregolamentazione a vantaggio della nuova società della rete, infatti, scatterebbe anche ad operazione in corso e non «solo successivamente all’avvenuta conclusione del processo di aggregazione». E non ci sarebbe bisogno della verifica da parte della stessa Agcom e dell’Antitrust. Inoltre, viene eliminato il riferimento a velocità di connessioni «stabili e aumentabili fino a 1 Gbps» (gigabit per secondo). Si parla invece semplicemente di infrastrutture «con le migliori tecnologie disponibili, comunque in grado di fornire connessioni stabili». Per il resto l’impianto della norma è sostanzialmente confermato. Il soggetto che nascerà dall’eventuale aggregazione dovrà essere «non verticalmente integrato», quindi attivo solo all’ingrosso, e appartenente a una proprietà diversa o sotto controlli di terzi indipendenti. Modificando il Codice delle comunicazioni elettroniche, si prospettano due possibili vie. L’Agcom, nell’imporre in via estrema la separazione funzionale della rete (potere che tra l’altro già oggi ha), può valutare che ci sia una mancanza di effettiva concorrenza «anche in relazione al livello di autonomia dei concorrenti rispetto all’infrastruttura dell’impresa verticalmente integrata con significativo potere di mercato». E può «indicare uno schema di eventuale aggregazione volontaria dei beni relativi alle reti di accesso» di diversi operatori. C’è poi l’opzione in base alla quale siano le società interessate - in questo caso Tim e Open Fiber - a proporre spontaneamente l’aggregazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Carmine Fotina
Gianmichele Uda
Tim-Open Fiber, via libera all’emendamento per la rete unica
Via libera in tarda sera in commissione Finanze al Senato all'emendamento che incentiva la creazione di una rete unica a banda ultralarga tra Tim ed Open Fiber. Alla fine ha retto l’intesa a favore della versione corretta giovedì scorso dopo un triplice passaggio: emendamento del relatore M5S al decreto fiscale, Emiliano Fenu, subemendamento della Lega e riformulazione di quest'ultimo dopo un confronto con gli esperti del governo che stanno seguendo il dossier. L'Autorità per le comunicazioni potrà favorire l'aggregazione attraverso un “adeguato” sistema di remunerazione del capitale. Resta anche la “clausola occupazionale”: nel determinare questo sistema incentivante -e quindi le tariffe di accesso alla rete - l'Autorita' dovrà tenere conto anche della forza lavoro che sara' trasferita nella nuova società.
Articolo di LA STAMPA
GIANMICHELE UDA
TIM IN CRISI - DI MAIO DISDICE L'INCONTRO E DISATTENDE LE PROMESSE
TIM - TLC
A Giugno il Ministro Di Maio durante la firma dell'accordo sulla solidarietà aveva preso l'impegno di convocare il Sindacato per approfondire le criticità di Telecom ed evitare ulteriori crisi dell'occupazione.
Sono passati circa 6 mesi e dopo numerose richieste di incontro il MINISTRO DEL POPOLO ha sempre disatteso le aspettative del sindacato e dei lavoratori.
Dopo i vari tentativi, finalmente a seguito della proclamazione del presidio dei lavoratori delle TLC era arrivata la convocazione per domani, ma il MINISTRO nel tardo pomeriggio ha ritenuto opportuno disdire l'incontro per "motivi istituzionali" .
OGGI PERÒ HA TROVATO IL TEMPO PER INCONTRARE LA RAPPRESENTANZA DEI PADRONI, QUINDI IL MINISTRO DEL POPOLO HA PREFERITO I PADRONI AI LAVORATORI!
Ne prendiamo atto, speriamo ne prendano atto i lavoratori che a Giugno lo avevano ringraziato come salvatore dei lavoratori per l'accordo sulla solidarietà, quasi fosse stato merito suo il confronto con l'azienda e il risultato finale, ovvero la sospensione della CIGS e il.passaggio alla solidarietà. Il risultato era frutto del difficile lavoro sindacale che aveva già convinto l'azienda prima della nascita del Governo, poi Di Maio attraverso i social se ne assunse i meriti. ADESSO BASTA!
Ora che la situazione di TIM e dell'intero settore delle TLC sta precipitando rinuncia al confronto sindacale dopo aver annunciato in TV che entro dicembre avrebbe definitivamente chiuso il dossier Rete TIM. Intanto il Sindacato in assenza di chiarimenti stima migliaia di esuberi con lo spezzatino dell'azienda, il Governo è diviso sulle soluzioni da adottare e i lavoratori rischiano il posto di lavoro.
La politica di prima ha distrutto la Telecom la politica di oggi continua sulla stessa strada, con la differenza, che oggi, l'azienda non ha più assets da vendere, non ha partecipazioni estere da vendere, non ha più la redditività di prima, non ha più il monopolio del fisso e del mobile, ha però ancora tanti lavoratori e tante famiglie da sostenere.
Di Maio e Salvini non possono giocare ancora sulla pelle delle persone, sui lavoratori dei call center e degli appalti, la disdetta dell'incontro è un atto vile di chi non ha le soluzioni che con molta irresponsabilità ha annunciato!
Questo é il Governo degli annunci e degli slogan, ai lavoratori e al sindacato servono i fatti.
Credo che forse riusciremo a fargli cambiare idea quando porteremo decine di migliaia di lavoratori delle TLC sotto i Ministeri di Via Veneto
Gianmichele Uda
TISCALI PRESENTAZIONE AL MISE DEL PIANO INDUSTRIALE
TISCALI PRESENTAZIONE AL MISE DEL PIANO INDUSTRIALE.
Tiscali rilancia un piano che vede soprattutto il mantenimento e l'ampliamento della base clienti attraverso investimenti, utilizzo infrastrutture avanzate, migrazione clienti su fibra, trasformazione del 3G in 4 G, e RILANCIO del Wi-Max grazie agli investimenti di Fastweb.
La FISTel chiede garanzie sull'occupazione, sul destino del Customer Care, sulla strategia industriale, sulla riqualificazione e formazione dei lavoratori e sullo sviluppo che deve essere sostenuto dalle risorse incassate dalla cessione delle frequenze a FASTWEB. Inoltre la Fistel ha chiesto che la prima tranche dei 50 mln ottenuti da FASTWEB non vada alle banche ma vada a sostenere il business.
TISCALI ha chiarito che le risorse già ottenute da FASTWEB restano in azienda e solo quando si incasserà la 2• tranche a Giugno 2019 finanzierà una parte del debito bancario. Tiscali sull'occupazione rimanda a successivi incontri non potendo garantire che tutto resti immutato dal punto di vista organizzativo.
Comunque chiarisce che qualsiasi decisione sarà concordata con le OO.SS, ad oggi non è in grado di declinare quali saranno le scelte sul futuro del Caring. Una parte delle risorse saranno anche finalizzate alla formazione.La Fistel Cisl ha chiesto che si apra un confronto serrato in sede aziendale con la supervisione del MISE per il rispetto delle garanzie occupazionali dei 650 lavoratori di Tiscali e dell'indotto.
Sarà fatto un verbale condiviso dalle parti. Il MISE da la sua disponibilità a monitor e il processo.
Vi terremo informati tempestivamente. La Segreteria Nazionale e Regionale Fistel CISL Sardegna
Gianmichele Uda
Il CDA di TIM ha eletto Gubitosi nuovo AD.
Il CDA di TIM ha eletto Gubitosi nuovo AD.
La situazione è difficile e la posizione del Governo sulla Rete rischia di generare decine di migliaia di esuberi.
Il punto fondamentale per la Fistel e' la difesa dell'occupazione, delle professionalità e del perimetro industriale.
Se il Governo impone lo scorporo della Rete per la costituzione della società unica con Open Fiber deve sapere e la Fistel Cisl il giorno 22 lo dirà con forza al Ministro dello Sviluppo Economico che la salvaguardia dell'occupazione diventerà un problema del Governo perché non esisterà più una società verticalmente integrata con Rete,IT, Customer Care, Staff e Vendite e si conteranno migliaia di esuberi.
Al nuovo AD dovremmo chiedere a questo punto to, conoscendo la posizione del Governo quale sarà la strategia degli azionisti e della TIM.
Siamo preoccupati anche per il rispetto degli accordi sottoscritto al Ministero del Lavoro che prevedono l'Isopensione art.4 Legge Fornero, regolamentazione degli appalti e il 2° livello di contrattazione.
Intanto il giorno 22 novembre alle ore 10 è confermato il presidio davanti al MISE con tutti i delegati delle TLC perché la crisi di TIM rischia di coinvolgere tutto il settore e tutta la filiera compreso appalti e outsourcing.
Gianmichele Uda
COMUNICATO STAMPA - TIM
COMUNICATO STAMPA
Il lungo conflitto tra i maggiori azionisti di TIM, culminato con la rimozione dell’AD, conferma una condizione di profonda instabilità nell’assetto proprietario che da tempo è uno dei mali oscuri che stanno affossando la Società. Qualsivoglia soluzione deve partire dallo scioglimento di questo nodo, non serve un nuovo AD appeso alle carte bollate o agli umori di qualche azionista in possesso dello zero virgola del capitale.
Il CdA annunciato per domenica difficilmente potrà indicare una soluzione duratura, in queste condizioni è forse opportuno confermare la reggenza del Presidente e aprire rapidamente un confronto con tutti gli attori, sotto la regia del Governo e con al centro l’interesse superiore del Paese, capace di indicare finalmente una prospettiva di cosolidamento e di crescita che tuteli innanzitutto l’occupazione.
Gianmichele Uda
Comunicato - Gruppo TIM allo sbando
Comunicato
Gli ultimi mesi stanno delineando un quadro estremamente preoccupante per l’intera filiera delle TLC nel nostro Paese. La situazione di totale sbando in cui versa il GRUPPO TIM, gli effetti di scelte regolatorie sbagliate che hanno prodotto una caduta della marginalità delle TELCO, una gara per l’assegnazione delle frequenze 5G che ha visto un esborso complessivo di 6,6 Mld rispetto ai 2,5 Mld previsti con il serio rischio di conseguenze negative sui tempi di attuazione del 5G e sull’indotto, la continua compressione dei prezzi che colpisce l’intero settore dei customer care (call center) che sottopone le/i lavoratrici/lavoratori a continui ricatti occupazionali. Il futuro del GRUPPO TIM che, nonostante le scelte scellerate di cui è stata vittima dalla sua privatizzazione ad oggi, resta il più grande soggetto industriale nel settore TLC nonché uno dei driver fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese, che da occupazione a circa 100.000 dipendenti (50.000 diretti ed altrettanti nel suo vasto indotto). Per quanto indicato le Segreterie Nazionali SLC CGIL - FISTEL CISL- UILCOM UIL - ribadiscono la loro totale contrarietà rispetto a presunti progetti di “spezzatino” e la contestuale necessità di difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del Gruppo TIM in Italia, della sua Rete, dei suoi Assets anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi. Il processo di trasformazione del settore delle TLC richiede di essere accompagnato da adeguati strumenti che ne possano favorire e permetterne una riorganizzazione non traumatica. La necessità di interventi che consentano al settore delle attività di customer care (call center) di garantirne una sostenibilità evitando di scaricare sulle migliaia di lavoratrici e lavoratori le continue pratiche di ribasso poste in atto dai committenti.
Il silenzio e l’immobilismo della politica e delle istituzioni rispetto al futuro delle TLC sono inaccettabili e non possono vedere le OO.SS. spettatori passivi del depauperamento di un grande patrimonio produttivo, professionale ed occupazionale del nostro Paese.
Per queste ragioni, in concomitanza con l’incontro con il Ministro dello Sviluppo Economico SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL promuovono PRESIDIO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEL GRUPPO TIM E DELL’INTERO SETTORE TLC GIOVEDI 22 NOVEMBRE 2018 Dalle ore 10.00 alle ore 12.00 davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico ROMA – Via Molise - Roma, 15 novembre 2018 LE SEGRETERIE NAZIONALI SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL
Gianmichele Uda
Il destino per TIM - Comunicato
COMUNICATO
A distanza di 18 anni dalla privatizzazione di Telecom Italia il risultato che viene consegnato al nostro Paese è un impietoso bilancio negativo che descrive un’azienda fortemente impoverita. Gli ultimi mesi ci hanno poi consegnato uno scenario straordinariamente preoccupante con l’emersione di migliaia di potenziali esuberi gestiti senza effetti traumatici grazie ad un importante accordo di tenuta, realizzato dal sindacato confederale utilizzando i “Contratti di solidarietà” sottoscritti al Ministero del Lavoro l’11 Giugno 2018, il tutto mentre si consuma una battaglia per il controllo dell’attuale Gruppo TIM tra due azionisti (VIVENDI ed ELLIOT) che prosegue ormai da mesi e che non accenna a placarsi. In questo contesto estremamente complesso le Segreterie Nazionali di SLC CGIL - FISTEL CISL - UILCOM UIL hanno salutato con favore la decisione di Cassa Depositi Prestiti (CDP) di entrare nel capitale sociale di TIM, atto al quale non ha tuttavia corrisposto la indispensabile chiarezza sul futuro dell’azienda. SLC CGIL - FISTEL CISL – UILCOM UIL, hanno più volte denunciato il sostanziale immobilismo che caratterizza l’attuale situazione aziendale ed il contestuale emergere di “voci” su presunti progetti di “spezzatino” ribadendo la loro totale contrarietà al riguardo e la contestuale necessità di difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del “Gruppo TIM” in Italia, della sua Rete, dei suoi Assets anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi. Il gruppo TIM, nonostante i colpi subiti in questi ultimi venti anni, ha ancora oggi enormi potenzialità e, per quanto ci riguarda, ribadiamo con forza la necessità che deve rimanere integro ed in tal senso ci batteremo contro ogni ipotesi, da chiunque provenga, di spezzatino del gruppo TIM che comporterebbe innanzi tutto esuberi di migliaia di lavoratori. Le OO.SS. e l’insieme dei lavoratori del Gruppo TIM vedono una grande azienda del Paese che rischia di spegnersi giorno per giorno nell’indifferenza della politica con il rischio di disperdere un grande patrimonio produttivo ed occupazionale. Il Ministro del Lavoro in occasione della firma dell’accordo sulla solidarietà si era impegnato a convocare le OO.SS. di categoria per aprire un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) sul comparto delle TLC, sul futuro del Gruppo TIM e della RETE in quanto detentore della “Golden Power”, purtroppo a distanza di 4 mesi non è arrivato nessun riscontro con il rischio che gli accordi sottoscritti non siano sufficienti a scongiurare ulteriori esuberi.
Una situazione sempre più preoccupante in considerazione della quale SLC CGIL - FISTEL CISL - UILCOM UIL - hanno formalizzato a fine ottobre una richiesta di incontro urgente anche al Presidente del Consiglio. Il silenzio e l’immobilismo della politica e delle istituzioni, rispetto al futuro di TIM, sono inaccettabili e non possono assolutamente vedere SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL, congiuntamente con le migliaia di lavoratrici/lavoratori che rappresentano, nel gruppo TIM, spettatori passivi del depauperamento di un grande patrimonio produttivo ed occupazionale del nostro Paese, quale è TIM. Per queste ragioni e per sollecitare un confronto sul futuro della più grande azienda di telecomunicazioni del Paese SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL
promuovono un PRESIDIO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEL GRUPPO TIM MERCOLEDI 21 NOVEMBRE 2018 Dalle ore 11.00 alle ore 14.00 davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico ROMA – Via Molise - Roma, 8 novembre 2018 LE SEGRETERIE NAZIONALI SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL
Decreto dignità – circolare interpretativa del Ministero del lavoro.
A TUTTE LE STRUTTURE L O R O S E D I Roma, 9 novembre 2018 Prot. 238.18/LR/lr All.to 1 OGGETTO: Decreto dignità – circolare interpretativa del Ministero del lavoro Carissimi, vi inviamo la Circolare n. 17 del 31 ottobre scorso con la quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali fornisce alcune prime interpretazioni relative al nuovo regime dei contratti a termine e della somministrazione a termine stabilito dal decreto legge 12.7.2018 n. 87 convertito in legge 9.8.2018 n. 96 (c.d. Decreto dignità). Sottolineiamo che solo alcune delle nostre richieste sono state accolte, e soprattutto è mancata una interlocuzione diretta con il Ministero. Segnaliamo di seguito le principali indicazioni fornite dalla circolare, che non sempre offre i chiarimenti necessari ed in più punti fornisce soluzioni restrittive, rinviando per il resto alla lettura diretta. Contratto a termine Va innanzitutto rilevato che, rispetto al testo di legge, viene operata una lettura restrittiva circa la necessità di indicare la causale in caso di proroga: si sostiene infatti che essa va indicata anche quando il contratto da prorogare abbia durata inferiore a 12 mesi ma la supererà sommando il periodo di proroga. Quindi la causale è necessaria anche quando il superamento dei 12 mesi avviene a seguito di proroga di un contratto originariamente inferiore a 12 mesi. Inoltre la circolare specifica che la causale è obbligatoria anche per stipulare un ulteriore contratto della durata massima di 12 mesi, presso le sedi territoriali dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Infatti tale contratto è da considerarsi un rinnovo, e dunque è soggetto a causale. La circolare precisa, opportunamente, che le previsioni contenute nei contratti collettivi stipulati prima dell’entrata in vigore del “Decreto dignità” che abbiano previsto una durata massima dei contratti a termine pari o superiore ai 36 mesi, mantengono la loro validità fino alla naturale scadenza dell’accordo collettivo. D’altro lato la circolare, con scarsa linearità rispetto a quanto appena affermato, specifica che il decreto non ha attribuito alla contrattazione collettiva alcuna facoltà di intervenire sul “nuovo regime” delle causali. Pur non potendo la contrattazione collettiva aggiungere ulteriori causali, ciò non significa, a nostro avviso, che la stessa, specie a livello aziendale, non possa specificare i termini generici delle causali di legge (ad esempio cosa debba intendersi per “incrementi significativi”). Viene poi esclusa la possibilità, non essendo esplicitamente prevista dalla nuova normativa, di desumere da elementi esterni al contratto la data di scadenza. Resta invece ferma la possibilità che il termine possa desumersi indirettamente in funzione della specifica motivazione che ha dato luogo al contratto, come nel caso di una sostituzione per maternità in cui non è possibile conoscere anticipatamente l’esatta data di rientro al lavoro, sempre nel rispetto del termine massimo di 24 mesi. Somministrazione di lavoro a termine La circolare stabilisce che i lavoratori assunti a tempo indeterminato dal somministratore potranno essere inviati in missione sia a tempo indeterminato che a termine presso gli utilizzatori senza obbligo di causale o limiti di durata, rispettando i limiti percentuali di cui all’art.31 del dlgs 81/115, vale a dire il 20% se trattasi di lavoratori inviati in missione a tempo indeterminato o il 30% se trattasi di lavoratori inviati in missione a tempo determinato. Si tratta di una lettura che, se da un lato, positivamente, incoraggia le assunzioni a tempo indeterminato da parte delle Agenzie del lavoro, dall’altro rappresenta una forzatura del testo di legge, il quale statuisce, in caso di ricorso alla somministrazione a tempo determinato, l’obbligo di indicare le causali ad esclusivo carico dell’utilizzatore, senza distinguere in base alla tipologia di rapporto instaurato tra agenzie e lavoratore. La circolare afferma che la nuova legge (art. 34, comma 2) ha lasciato ferma la possibilità, per la contrattazione collettiva del settore della somministrazione, di disciplinare” il regime delle proroghe e della loro durata”, ma ciò non chiarisce del tutto la portata del possibile intervento della contrattazione collettiva, se cioè essa possa intervenire sia sul numero di proroghe sia sulla durata complessiva del rapporto di lavoro a termine tra agenzia e lavoratore, come a noi sembrerebbe legittimo e plausibile dalla lettura della legge. Tale interpretazione si può peraltro ricavare anche dall’ incipit dell’art. 19, comma 2, che fa salve le diverse previsioni dei contratti collettivi relativamente alla durata massima, norma ora applicabile anche al contratto a termine che lega il lavoratore all’agenzia fornitrice. Non di agevole lettura è la parte della circolare che tende a esplicitare come, appunto, il decreto “dignità” abbia esteso il regime del contratto a termine al contratto di lavoro nell’ambito della somministrazione a termine. Ai sensi dall’art. 19, comma 2, d.lgs. n. 81/2015, il rispetto del limite massimo di 24 mesi - ovvero quello diverso fissato dalla contrattazione collettiva- riguarda sia i contratti a termine che i periodi di missione presso l’utilizzatore. A nostro avviso se ne può ricavare che, raggiunto tale limite, anche mediante soli periodi di missione, “il datore di lavoro” (da intendersi come l’utilizzatore) non potrà più ricorrere alla somministrazione di lavoro a tempo determinato con lo stesso lavoratore per svolgere mansioni di pari livello e della medesima categoria legale. E’ da ritenere invece, che l’Agenzia di somministrazione possa impiegare il lavoratore presso diversi utilizzatori, senza obbligo di specificare le causali, fermo restando il limite massimo di 24 mesi, derogabile peraltro attraverso la contrattazione collettiva. Infine, ancora sul limite di durata, si chiarisce che il computo dei 24 mesi di lavoro deve tenere conto di tutti “i rapporti di lavoro a termine a scopo di somministrazione” (forse meglio, “di tutti i periodi di missione”) intercorsi tra le parti, ivi compresi quelli “antecedenti” alla data di entrata in vigore della riforma. Si tratta di una interpretazione particolarmente restrittiva, peraltro non fornita nella parte della circolare riferita ai contratti a termine, che non pone alcun limite temporale retroattivo, con l’effetto che anche periodi di lavoro lontani nel tempo dovranno essere computati ai fini del raggiungimento dei 24 mesi (creando in tal modo notevole incertezza). La circolare fornisce poi interpretazioni restrittive anche per quanto riguarda l’obbligo di causali, che vengono ritenute necessarie sia quando un periodo di missione a termine segua un precedente contratto a termine, anche se di durata inferiore a 12 mesi, sia nel caso il contratto a termine segua un periodo di missione fino a 12 mesi, in quanto il secondo contratto è assimilabile ad un rinnovo. Quanto ai limiti quantitativi , la circolare stabilisce che i ccnl previgenti mantengono al loro validità fino alla naturale scadenza, sia con riferimento ai limiti quantitativi riferiti al contratto a tempo determinato sia a quelli fissati per il ricorso alla somministrazione a termine, per cui i contratti in corso possono continuare fino alla loro iniziale scadenza pur se si supera la nuova percentuale del 30%, ma non sarà possibile effettuare nuove assunzioni né proroghe per i rapporti in corso fino a quando il datore di lavoro o l’utilizzatore non rientri entro i nuovi limiti. Infine viene positivamente chiarito, come da noi chiesto , che il periodo transitorio stabilito per i contratti a termine fino al 31 ottobre 2018, trovi applicazione, in base ad una lettura sistematica, anche con riferimento ai rapporti di lavoro nell’ambito della somministrazione a termine. Affettuosi saluti. Il Segretario Generale Aggiunto Cisl Nazionale Luigi Sbarra